L’atleta paralimpico Andrea Devicenzi ha da poco concluso la sua ultima impresa estrema. Il giro dell’Islanda in 21 tappe. 2000 km in bici e 15000 metri di dislivello in un susseguirsi di emozioni e incantevoli paesaggi . Conosciamolo meglio attraverso un’intervista nella quale si racconta a 360 gradi.
La storia di Andrea Devicenzi valica i semplici confini dello sport. E’un inno alla tenacia. Una storia da raccontare , fatta di sudore , sentimento e resilienza. Da quando , a 17 anni , perse la gamba in un terribile incidente , Andrea non si e’ mai voltato indietro. Le sue imprese estreme in giro per il mondo e le medaglie vinte con la maglia dell’Italia ci dimostrano che niente è impossibile , se si hanno volontà e giuste motivazioni. Ho conosciuto ( mediaticamente ) Andrea 6 anni fa quando , navigando in rete , per puro caso mi sono imbattuto in una delle sue lezioni motivazionali che tiene periodicamente in giro per l’Italia. Da quel momento ho cominciato a seguire le sue imprese . La via Francigena , la via di Francesco , la via Postumia , il Perù in solitaria in bici e , per ultimo , il giro dell’Islanda.
Andrea , cominciamo dalla fine . Islanda , terre di vichinghi e storie di vulcani. Oltre 2.000 chilometri in bici, 21 tappe e circa 15.000 metri di dislivello da superare. Come nasce l’idea della tua ultima impresa in Estremo nord ?
Questo progetto nasce ( come la maggior parte delle mia avventure ) in inverno , quando hai tanto tempo per riflettere. Amo il mondo , lo spazio , la natura , la geologia. Sono affascinato da sempre da meteoriti , placche tettoniche , iceberg e vulcani.Non a caso nel 2015 ho scalato l’Etna . L’Islanda l’ho vista come la meta ideale. A cui ambivo da tempo. Ho cominciato a raccogliere informazioni e pianificare il progetto. Parliamo di circa 2000 km che , calcoli alla mano , sarei stato tranquillamente in grado di percorrere nelle tre settimane che avevo a disposizione.
Ciclismo , Triathlon , Canottaggio , Nuoto , imprese estreme. Lo sport e’ da anni parte integrante della tua vita In che modo ti ha migliorato ?
Pratico sport dall’età di 5 anni : Judo , calcio , atletica . Fino al momento dell’incidente. Poi ho cominciato con la canoa per quasi 20 anni.Da lì in poi sono venuti il triathlon , il ciclismo e le avventure estreme.Lo sport mi ha salvato la vita e mi ha dato i primi strumenti per credere in me stesso. La fatica , il sudore, le regole , tutti valori che oggi porto nei miei incontri in giro per l’Italia. Mi ha insegnato che e’possibile rincorrere i propri sogni.Anche senza una gamba. Grazie allo sport ho cominciato a vivere una vita normale , che poi ho scoperto essere straordinaria , mi ha plasmato nel corpo e nella mente. Se non avessi avuto la mia struttura fisica probabilmente non sarei mai riuscito a superare la notte del 28 agosto 1990 , quella dell’incidente.
Parliamo proprio di questo. A 17 anni un incidente in moto ha cambiato , in maniera repentina , la tua vita . Oggi , a 30 anni di distanza , sei un esempio per tanti ragazzi di tenacia , perseveranza e resilienza. A chi senti il dovere di dire grazie.?
In primis ai miei cari. Mi sono stati sempre vicino e non mi hanno mai fatto pesare la disabilita’. E’ anche grazie a loro se oggi non la vivo più come tale. Da parte mia ho sempre cercato di non scaricare sul prossimo le mie difficoltà . Ci convivo. Tranquillamente. La serenità’ e’il risultato di un lavoro di squadra . Oggi mi occupo di comunicazione , di formazione , di imprese estreme. Sono un testimonial. Siamo una famiglia che si allarga sempre di più , giorno dopo giorno. A loro devo dire grazie per supportarmi sia quotidianamente che nelle mie folli imprese.
Capo nord , Islanda , Parigi -Brest- Parigi , India , Inca Trail in Perù. Mettendo da parte la diplomazia , a quale di queste imprese ti senti più legato e perché ?
Beh….E molto difficile risponderti. Sono tutte esperienze che mi hanno insegnato tantissimo . Ma due in particolare mi hanno completamente rapito il cuore . India 2010 e capo nord. L’india e’stato il mio battesimo con le imprese estreme. Mi ha insegnato che , anche a 37 anni , potevo ancora raggiungere obiettivi impensabili. Fino a quel momento ero abituato a gareggiare con altri atleti. In competizioni ufficiali e con un team che ti segue. Di colpo ero solo. Dovevo contare solo su me stesso.A capo nord invece ho avuto la possibilità di mettere in pratica tutto il lavoro mentale che avevo fatto su me stesso nei mesi precedenti. E’stata una bella conferma che mi ha donato linfa vitale per continuare nel mio percorso “ interiore “.
Dal 2012 hai indossato la maglia della Nazionale di Paratriathlon per oltre 3 anni. Raccontaci di quell’esperienza e di cosa si prova a rappresentare la propria nazione .
A 37 anni avevo completamente abbandonato il sogno di indossare la maglia azzurra. Quando ho capito che la possibilità era concreta ho cominciato a lavorare sodo e a concentrare tutte le mie forze sull’obiettivo finale. La maglia azzurra mi ha regalato emozioni indelebili che vanno ben oltre le due medaglie conquistate ( un argento ed un bronzo ) o il mondiale disputato in Nuova Zelanda. L’emozione di Indossare la maglia della propria nazione con il tuo nome stampato , misurarsi con atleti straordinariamente forti da cui poter apprendere ed imparare . Lo sport mi ha donato tutto questo . Ma , soprattutto, ha insegnato che si possono superare tutte le difficoltà’.
Raccontaci i tre momenti delle tue imprese in giro per il mondo che non dimenticherai mai.
Uno su tutti. Anche se di incontri da raccontare ce ne sarebbero tanti. Ero In Perù , sulla mia bici , isolato da tutti e da tutto .Ero disperso tra gli altopiani in direzione Cusco ; verso le 13 mi imbatto in un gruppo di persone che , birre in mano , erano intenti a festeggiare allegramente qualcosa. Vedendomi in bici mi hanno avvicinato , col sorriso stampato in faccia , e mi hanno invitato a bere con loro . Non appena si sono accorti che non avevo una gamba e’ calato il gelo. Il sorriso ha lasciato il posto al silenzio. Erano interdetti. Ho detto loro di tenere la mia bici. Mi sono messo di fronte a loro.Il tempo di realizzare…e siamo finiti a bere birra tutti assieme.
Nel tuo curriculum ci sono diversi cammini su territorio italiano. Via Postumia , via francigena , via di Francesco , il cammino del po. Com’è’ l’Italia vista dagli occhi di un viandante ?
Ho avuto modo di attraversare tutto il nord Italia fino a Roma. Mi manca il sud. Soprattutto sulla via Postumia del 2020 ho trovato un paese che aveva voglia di ricominciare e di rimettersi in gioco. L’Italia è un paese straordinario ed incredibilmente diverso.Dalla montagna alla pianura. Ad ogni km percorso ho scoperto un Italia variegata. Fatta di tradizioni , di sagre , di piccole eccellenze autoctone. Ogni piccola comunità ha le sue usanze, le sue regole. Credo sia questa la particolarità che ci rende tanto ammirati nel resto del mondo.Forse ce lo siamo dimenticati. Dovremmo ricordarcelo più spesso.
Hai progettato tu stesso le stampelle in carbonio che utilizzi ?
Si. Le ho chiamate Katana , per la forma ma non solo. All’occorrenza possono diventare anche un’arma di difesa. Ovviamente non contro esseri umani. Quando ho cominciato a disegnarle il mio pensiero ricorrente era : “come vorresti fossero le stampelle dei tuoi sognI? “ La scelta del carbonio e’ giustificata dal fatto che , oltre all’estetica , e’uno dei materiali più performanti. Basti pensare al largo utilizzo in formula 1 e moto GP . L’obiettivo era progettare un prodotto che fosse sicuro ed avesse una presa ergonomica. Per evitare i danni alle mani causati dal contatto prolungato con i manici.
A tuo avviso Sarebbe possibile renderle accessibili nella quotidianità , migliorando la qualità della vita di coloro che le utilizzano ?
Stiamo parlando della qualità della vita delle persone. Del loro comfort , della loro sicurezza. Della loro deambulazione. Queste stampelle sono studiate per durare nel tempo. È un prodotto che ha un costo abbastanza elevato , diverso da quelli che oggi si trovano sul mercato . La maggior parte delle stampelle sono fatte in plastica o alluminio. Tu affideresti alla plastica o a materiali scadenti il compito di migliorare la qualità della tua vita ? E’inaccettabile.
Che tipo di alimentazione e di integrazione segui durante le tue imprese ?
Faccio una premessa…non sempre è’ possibile alimentarsi ed integrarsi sufficientemente durante un impresa. Cerco sempre , per quanto è possibile , di avere un livello alto di energia. Indispensabile per affrontare tanti km giornalieri. Curo molto i tre pasti giornalieri. In Islanda , ad esempio , non ho avuto grossi problemi in quanto avevamo dietro tutto il necessario per colazioni abbondanti. Dalla marmellata al miele , passando per il pane , olio e burro . La cena era dedicata alle proteine , quasi sempre pesce.Come integratori utilizzo Proteine in polvere , Minerali , Vitamine , barrette ed omega3 .
Tutti i bambini hanno un sogno. Qua l’era il sogno del piccolo Andrea ?
Non ricordo di avere avuto sogni particolari. Mi immaginavo posatore , sulle orme di mio padre. Un lavoro che mi piaceva e che mi permetteva di stare all’aria aperta . E poi si guadagnava bene…
Quale sarà la tua prossima impresa ?
E’ancora presto per dirlo. Ci sto lavorando . Al momento e’nella mia testa ma , per scaramanzia , preferisco non parlarne. Non me ne vogliate. Il mio obiettivo è quello di scrivere e pubblicare 5 libri illustrati di altrettante imprese sportive. Dal 2022 al 2026. L’Islanda e’ stata la prima di queste e , ti assicuro , ha richiesto un notevole sacrificio fisico e mentale.
Quando non e’in giro per il mondo a compiere imprese , come passa il suo tempo Andrea De Vicenzi ?
Beh…lavoro ( ride ). Da 7 anni Ho la fortuna di poter gestire il mio tempo libero conciliandolo con le mie passioni. Fino a 7 anni fa ero un lavoratore dipendente. Oggi sono un atleta , un mental coach , uno speaker motivazionale , un testimonial di aziende. Porto in giro la mia storia , cercando di trasmettere ai miei interlocutori gli strumenti necessari che mi hanno permesso di superare tutte le difficoltà che la vita mi ha riservato.
Che importanza dai alla concentrazione mentale , nella vita così come nello sport ?
Beh…molto…e’ il mio lavoro. La concentrazione , nella vita così come nelle imprese sportive , e’ tutto. Ti porta ad essere attento a tutto ciò che ti circonda. A curare tutti i particolari. Anche quelli apparentemente insignificanti.Io pedalo con una sola gamba.E’ un po’ come avere un motore mancante. La concentrazione mi porta ad ascoltare il mo corpo. Sai quando accelerare , rallentare , continuare , mangiare , riposare. Lo sport e’un mix perfetto di allenamento e concentrazione…attraverso quest’ultima si cerca di ottimizzare ogni singolo istante ricavandone il meglio.