Cambio vita

Cosa resta di tutta la felicità che abbiamo creduto di provare in passato? Poco, quasi niente. Appena qualche reminiscenza. Le gioie, così come i dolori, una volta sperimentati dal vivo si riducono, col tempo, a semplici sorrisi abbozzati.
Cosi come accade per il successo, rincorriamo la felicità tutta la vita pensando che prima o poi arriverà. Ma poi, quando arriva, come il successo, sarà effimera o duratura? Ci sono eventi in questa vita che possono renderla perenne? Penso a come mi sono sentito al primo bacio di mia moglie, alla notizia che sarei diventato padre, a quando ho preso mio figlio in braccio per la prima volta. Potrà mai spegnersi quel fuoco?
In psicologia la felicità corrisponde a “uno stato emotivo positivo, una sensazione di soddisfazione e di benessere “TEMPORANEO“.
Insomma, nasce da dentro e non è scontata. Ma, come ogni fuoco, va alimentata quotidianamente. Imparare ad imparare è ciò che la connette al successo, una continua esplorazione dei propri sentimenti e non una semplice formula: non ci sono precise istruzioni per l’uso della vita.
Cambio vita, dunque! O almeno ci provo. Mi metto alla ricerca della felicità seguendo il mio istinto e rincorrendo le mie passioni, consapevole del fatto che non posso farne una missione di vita. Perché crescere un figlio e portare avanti una famiglia necessita anche di qualcosa di materiale e l’unica strada che avevo davanti a me era quella di trasformare l’amore per i viaggi e la natura in un lavoro. Certo, ero pieno di dubbi che affollavano la mia mente come un centro commerciale il sabato pomeriggio ma, ricordando le parole di mia madre, ho cercato di seguire il mio istinto. Più passava il tempo e più intravedevo la forma di quello che sarebbe stato il mio futuro, come le sagome di montagne in fondo alle autostrade, come un’idea che già c’è e che ora deve compiere il passaggio più complicato: diventare sostanza.
Ero un ottimo sportivo, avevo una palestra che gestivo con un discreto successo, allenavo calciatori ed atleti professionisti e avevo una moglie che stava per darmi un figlio. Un equilibrio perfetto. Da qualche tempo, però, ero diventato un viandante o, per i più ortodossi, un pellegrino. Insomma avevo cominciato, quasi per gioco, a percorrere diversi cammini italiani zaino in spalla. Ne portai a termine 4 in un solo anno. Cominciai con quello di Assisi, a cui seguirono in rapida successione la Via Francigena e la via degli dei (traversata degli Appennini) da Bologna e Firenze. Dulcis in fundo attraversai la Sicilia da mare a mare (da Palermo ad Agrigento). In totale 1250 km a piedi in appena 10 mesi. Camminare da solo mi faceva stare bene.
Inconsapevolmente, e in modo del tutto naturale, avevo cominciato la mia metamorfosi “trasformandomi” in un camminatore seriale. O un pellegrino se preferite.
Nel frattempo avevo creato un blog di viaggi, www.camminamente.com nel quale raccontavo le emozioni dei miei cammini in solitaria e, parallelamente, avevo iniziato un percorso formativo presso la Regione Campania per il conseguimento del titolo di guida ambientale escursionistica.
Ma quali parole avrei scelto per comunicare a mia moglie la mia decisione?
Non sapevo da dove iniziare, per fortuna non le ho mai nascosto la mia natura di spirito libero e lei non ha mai preteso che io cambiassi, così quando la invitai a cena per comunicarle “una bella notizia” lei capi quasi subito ed interruppe il mio discorso appena iniziato:

“Non c’è da preoccuparsi se alla soglia dei 40 anni hai ancora una gran voglia di giocare. Forse sei l’unico che di questa vita ha capito davvero qualcosa. Segui il tuo istinto. Io ci sarò sempre.”
Questa risposta mi spiegava il motivo per cui ancora oggi ne sono follemente innamorato.
“Ti conosco bene”, continuò, “per te non c’è cosa più inebriante che impuntarti sulla tua scelta. Anche quando questa è sbagliata. Per te certe regole sembrano fatte apposta per andarci contro”.
Provai ad interromperla:
“Dici così perché non c’è cosa più divertente che dare ragione a un idiota”?
Si accese un sorriso sul suo volto.
Poi stette per qualche lunghissimo istante in silenzio prima di aggiungere: “Con te ho imparato che ci sono persone così meravigliosamente imperfette che emanano addirittura luce propria. Sembrano, non so… fosforescenti! Ecco io non sognavo un compagno così, ma oggi non potrei più farne a meno “.

Le parole di mia moglie mi confermavano la dimensione di quella donna.
“Sai”, continuò divertita, “Mia nonna mi ha insegnato che i giorni veramente importanti nella vita sono pochi e saperli vivere non è cosa scontata, il resto fanno solo volume”. Riconosco di essere il tipo di persona a cui se chiedono di fare una cosa e all’ultimo momento ne aggiungono due, inevitabilmente dimentica le prime tre. Ma stavolta non era così, stavolta qualcosa l’avevo imparata. Vivere il presente, inseguire i sogni, avere il coraggio di cambiare la propria vita.
Questo libro non ha nessuna pretesa se non quella di raccontare gli incontri e le emozioni che mi hanno permesso, attraverso i cammini, di ampliare i miei confini ed esplorare la mia anima. Un’esperienza unica, in continua evoluzione che ha nutrito il mio spirito e aperto la mia mente.

Il viaggio può avere inizio ed io non vedo l’ora di raccontarvelo.